Sala gremita al teatro Monte Rosa, nonostante la pioggia battente. Molti sono arrivati anche da lontano per assistere al confronto generazionale tra Patrick Gabarrou e François Cazzanelli. Trait d’union, il Cervino, dove la forte guida valdostana, con due compagni, ha ripetuto in prima invernale la via aperta dal predecessore francese nel 2016 sull’immensa e articolata parete sud della Gran Becca. Ma, al di là della proiezione dell’impresa (il corto “Matterhorn. The Big Wall”, visibile su YouTube), la serata ha lasciato feconde tracce negli scambi tra i protagonisti e con il pubblico. “Fratellanza”, “fratelli di cordata”, “condivisione”, “gioia”, “altruismo”, “trascendenza”, sono stati termini ricorrenti, soprattutto nelle parole di Gabarrou, per una filosofia dell’alpinismo come sentiero e scuola di vita, dove il fattore umano prevale su quello tecnico e competitivo, e il sogno dell’esplorazione si perpetua nella fantasia dei giovani. Sì, certo: il cambiamento climatico, la paura, i rischi… Ma, su tutto, la felicità e il privilegio di essere lassù. Per l’alpinismo c’è ancora spazio.
Luca Gibello
(giornalista di architettura; fondatore e presidente dell’associazione culturale Cantieri d’alta quota; già membro del Consiglio direttivo del Club4000)
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